Per l’8 marzo, in onore di tutte le donne, vorrei parlare di un libro a me molto caro, un classico intramontabile della letteratura giovanile: “Piccole donne” di Louisa May Alcott.
A quasi due secoli dalla pubblicazione, ciò che più colpisce è l’inalterata freschezza che attraversa il romanzo. Difatti, nonostante qualche pagina eccessivamente infarcita di stucchevole ‘sentimento religioso’, la Alcott è riuscita a tratteggiare così vividamente la storia e i personaggi che la animano che entrambi perdurano nel tempo.

Copertina di “Piccole donne” edito dalla Giunti Marzocco
Il romanzo ci accompagna alla scoperta delle quattro sorelle March: Meg, Joe, Beth e Amy, diverse nell’aspetto quanto nel carattere. La famiglia, benestante, ebbe un improvviso rovescio di fortuna e così le troviamo, all’inizio del libro, sedute in salotto attorno al fuoco, chi sul divano, chi sul tappeto, a ricordare tempi migliori e a desiderare un Natale pieno di doni. Meg, la maggiore, ha sedici anni. È graziosa, con occhi grandi e lunghi e morbidi capelli castani. Joe, la più scatenata delle quattro sorelle, ha un carattere indomito e ribelle. È alta per i suoi quindici anni, con lunghi e folti capelli scuri, ma nonostante la sua età si comporta ancora come un vero e proprio maschiaccio. Vorrebbe fare la scrittrice e si dedica anima e corpo ai suoi racconti. Beth, tredici anni, è timida e dalle maniere dolci; Amy, la più giovane , è molto orgogliosa dei suoi bellissimi capelli biondi e dei suoi profondi occhi azzurri. È molto vanitosa e anche un po’ capricciosa, ma fa del suo meglio per sembrare una signorina molto bene educata.
La vicenda è ambientata durante la Guerra di Secessione degli Stati Uniti, nel biennio 1860-’61, e riusciamo ancora a respirare l’atmosfera dell’epoca: sfogliando le pagine, possiamo quasi sentire lo scalpiccio dei cavalli o toccare con mano il popeline degli abiti della festa di Capodanno. Tuttavia, a distanza di quasi 150 anni, le nostre protagoniste ci appaiono molto attuali e riusciamo ancora a gioire e a piangere con loro. Dopotutto, le situazioni che vivono potrebbero benissimo essere trasportate nel nostro secolo: l’amicizia con il giovane e ricco vicino di casa, Theodor Laurence, che inizia ad innamorarsi di una delle quattro sorelle; la lontananza del padre e la preoccupazione per il suo stato di salute; la guerra che incombe; la malattia quasi mortale della piccola Beth.
Ho amato da subito questo libro, fin da quando me lo regalarono per un compleanno di tanti anni fa e il mio personaggio preferito è sicuramente Joe March: una precorritrice dei tempi, che odiava il ruolo di “angelo del focolare” assegnato alla donna dalla società dell’epoca. Lei voleva scrivere, viaggiare, vedere il mondo… altro che stare a casa a rammendar calzini! Una donna era capace di molto, e presto lo avrebbe dimostrato al mondo intero.
Un messaggio quanto mai attuale anche per la società contemporanea, dove in molti (troppi!) casi la donna deve ancora faticare tanto per dimostrare il suo valore.
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